C'est l'Afrique 2011 - Frenesia - Luca Rau

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Appunti di Viaggio
C'est l'Afrique 2011


Come da un po' di anni a questa parte, a inizio estate ho cominciato a pensare al viaggio "africano" autunnale, ma quest'anno rispetto al passato in un modo sostanzialmente differente e con un minore entusiasmo determinati da due semplicissimi motivi: il primo era che gli amici con i quali ho viaggiato volentieri negli ultimi tempi, quest'anno non sarebbero partiti per vari motivi (non per ultimo la situazione in nord Africa) ed il secondo per l'appunto proprio la situazione in nord Africa che a mio avviso attualmente non permette una vacanza tranquilla degna di quel nome; questo faceva si che l'entusiasmo che ho sempre avuto in quel periodo assaporando la partenza questa volta era rapidamente scemato.

Da li è nata l'idea di vedere com'era "un po' più in la" rispetto alle mie classiche mete (Libia / Tunisia / Algeria) e per di più di giocarmi questa partita da solo, il che rendeva la cosa ancora più interessante dal punto di vista "emozionale".

A questo punto, atlante alla mano le destinazioni possibili erano due, scendere fino in Senegal o in alternativa puntare a Est e fare il giro del Mar Nero per poi rientrare dalla Turchia; come risaputo, negli ultimi anni il mio cuore batte per l'Africa e quindi la scelta è stata presa proprio su quell'impulso ...

L'entusiasmo non mancava, sia perché per me erano tutti posti nuovi (Marocco / Mauritania /Senegal) sia perché mi trovavo ad organizzare il tutto in piena autonomia senza poter/dover condividere la cosa con altri salvo qualche consiglio (per la verità pochi) chiesto a qualche frequentatore di forum (es. sahara.it),consiglio preso comunque con le dovute cautele sia perché in quei posti le regole e la situazione cambiano in modo estremamente rapido, sia perché ognuno di noi ha un proprio "metro", sia perché nei vari forum le persone attendibili e quindi affidabili sono veramente poche; comincio subito con l'informarmi per il doppio visto per la Mauritania (2 ingressi e relative uscite) e per la documentazione per l'auto che avendo meno di cinque anni non dovrebbe richiedere  Carnet de Passage; per il visto decido di richiederlo tramite agenzia all'ambasciata della Mauritania a Roma piuttosto che di persona a quella di Rabat anche se la differenza di costo è di quasi 100 euro, scelta che si rileverà vincente perché durante il viaggio mi è stato detto che è cambiato l'ambasciatore a Rabat e quello nuovo le cose le fa con molta più calma e per il rilascio del visto richiede 2 giorni, quindi non è più possibile farlo in giornata come prima con la conseguenza di dover rimanere fermo a Rabat in albergo una o due notti; per quanto riguarda l'auto mi viene confermato da tutti che il Carnet non viene richiesto per i veicoli recenti e questa è quello che mi volevo sentir dire visto il costo "proibitivo" della polizza fideiussoria necessaria per la mia auto (sarebbe stato il singolo costo maggiore di tutto il viaggio).

Risolti i "dubbi burocratici" (almeno così pensavo), inizia la scelta dell'itinerario e per quanto riguarda il Senegal, dopo aver scelto l'itinerario decido di appoggiarmi ad una guida, non per la difficoltà dell'itinerario stesso ma per il fatto che i giorni sono pochi ed i posti che vorrei vedere molti (e comunque nei parchi la guida è obbligatoria), inoltre mi fa piacere l'idea di conoscere "un po' più da vicino" la vita reale in quel paese e quindi avere una persona del posto che me la racconti non mi dispiace affatto; tutto prosegue in modo spedito e divertente fino al 15 ottobre, quando finalmente alle 23.30 la nave lascia il porto di Livorno .... sono partito!


Siamo al 21 ottobre ed oggi inizia la vacanza, parto e vado verso il Parco Nazionale del Banc d'Arguin facendo una strada costellata di piccole cooperative agricole e minuscoli Auberge/Camping che di tale hanno solo il nome essendo formati da piccole baracche "vendute" per bungalow, arrivo all'ingresso di Chami del parco dove pago per 2gg l'ingresso e mi viene data una mappa con tutte le indicazioni e pure i punti GPS, finalmente lascio l'asfalto ed entro facendomi oltre 250 km tra dunette piste e spiagge, in mezzo a numerosi uccelli e tra villaggi di pescatori che aspettano l'alta marea per uscire con le barche. Continuo verso sud ed arrivo all' auberge/camping Menata di Nouakchott (capitale della Mauritania) che ora è gestito da un ragazzo francese ed è frequentato da viaggiatori (è molto conosciuto su internet) dove passerò la notte prima di andare verso il Senegal l'indomani. Il trasferimento verso il Senegal è caratterizzato da vento molto forte da est che alza polvere e sabbia e come se non bastasse la strada è piena di buche ma per fortuna dopo 3 ore arrivo a Rosso dove cambio un po' di soldi e stipulo la polizza RC per il Senegal, a questo punto prendo la pista per Diema che in circa 90 km e 3 ore mi porterà in frontiera, la pista costeggia il fiume Senegal linea di confine tra i due paesi in un ambiente lacustre molto bello dove è già possibile vedere i primi animali (tra l'altro a circa metà percorso trovo l'ingresso ad un parco), durante la pista trovo vari "micro villaggi" di pescatori che con piroghe vanno a pesca di pesci sul fiume che poi essiccano al sole appesi come biancheria e che improvvisano punti di ristoro per i passanti, con pesce cotto all'istante e tè. Arrivo in frontiera, rapide pratiche in Mauritania per l'uscita ed attraverso la diga di Diema dove trovo la frontiera Senegalese e quindi sbrigo le formalità di ingresso in modo rapido e semplice, anche se noto un clima quasi ostile nei confronti dei turisti (ad una coppia di francesi subito prima di me gli viene contestato che erano in due ma avevano al seguito 3 biciclette... ed una sono stati costretti a lasciarla li per riprenderla solo alla loro uscita dal paese!), infatti poco dopo trovo la prima sorpresa .... mi è stato rilasciato il PassAvant per la macchina per soli 2 gg! Mi viene spiegato che la proroga la dovrò richiedere a Dakar..... vado verso Saint Louis ed attraversando il famoso Ponte Faidherbe uno dei simboli della città, arrivo al campeggio in riva all'oceano che anche se gestito da un ragazzo francese con le abitudini ed i ritmi africani (estremamente rilassati), è un campeggio vero, il ragazzo mi racconta che è in attesa di 60 turisti con 22 auto ed infatti sta preparando la cena per loro ... peccato che non arriveranno mai, la sera vengo a sapere che sono stati bloccati in frontiera e per problemi ai documenti non li fanno entrare in Senegal (probabilmente veicoli con più di 5 anni senza Carnet o mancanza del certificato di proprietà del mezzo che qui in Senegal richiedono obbligatoriamente) e quindi con un'auto  gli ha mandato la cena a Diema.


Il giorno successivo relax e visita al parco "Langue Barbarie", una lingua di sabbia bianchissima sul delta del fiume Senegal che lo separa dall'oceano, raggiungibile con la piroga navigando sul fiume dove ci sono svariati piccoli villaggi di pescatori; al ritorno verso il campeggio visita alla Riserva di Guembeul dove si possono vedere un po' di animali (gazzelle, tartarughe giganti etc); ciliegina sulla torta della giornata il pranzo a casa di Ismaila, la guida che mi ha accompagnato nel parco, pranzo da paura a base di "ceebu jep" (piatto tipico senegalese) fatto con verdure riso e pesce il che non sarebbe male se non fosse servito in una ciotola enorme dove tutti si servono con le mani (tra adulti e bambini eravamo in 15...) e che posso immaginare come viene pulito a fine pasto .... comunque sia era tutto buono e lo stomaco ha retto bene. La mattina successiva mi reco all'ufficio della dogana di St Louis, dove mi danno appuntamento per il giorno dopo per il rinnovo, quindi giornata dedicata alla visita della cittadina che ai tempi della colonizzazione francese è stata per qualche anno capitale, nonché ultima tappa dell'aereo postale per l'America prima della traversata dell'atlantico (nonché sito Unesco) e visita al mercato del pesce con le sue imbarcazioni dai colori sgargianti (devo dire che il Senegal è molto più colorato rispetto ai paesi visti fin'ora). Il giorno seguente alla dogana di St Louis mi viene rinnovato il PassAvant ma solo per altre 48 ore e quindi devo andare a Dakar alla frontiera centrale, parto e dopo 5 ore (delle quali 2 in fila per gli ultimi 25km) arrivo a Dakar dove incontro Soleymane (il titolare dell'agenzia con la quale ho fissato la guida), insieme andiamo alla sede centrale della dogana dove il comandante in maniera gentile ma irremovibile mi spiega che devo "fermare" l'auto e quindi lasciarla al deposito doganale, dopodiché facendo domanda il giorno successivo mi verrà rilasciata la proroga del permesso di circolazione ... visto la reputazione dei depositi doganali di Dakar, dove ad essere fortunato ti fregano solo specchietti e fanali, la decisione è immediatamente presa: non ci penso nemmeno! Faccio presente a Soleymane che mi aveva scritto e detto che non ci sarebbero stati problemi ed il PassAvant in frontiera sarebbe stato rilasciato per 15gg e lui mi risponde che così gli era stato assicurato, ma le cose sono cambiate in questi giorni e queste sono le attuali regole che nemmeno lui conosceva, mi sembra sincero e che ci sia rimasto male pure lui tanto che mi porta a casa sua dove mi restituisce quanto avevo pagato, tra l'altro mi dice che questo per lui è un grosso problema perché lavora abitualmente con viaggiatori con auto propria e camperisti e la cosa in questo modo è difficilmente gestibile; comunque sia ci salutiamo ed io vado a vedere il Lago Rosa con le raccoglitrici di sale, mentre per il rientro a St Louis decido di prendere strade secondarie, che si riveleranno piste, ma che mi permetteranno di vedere villaggi e posti "genuini" dove la vita ruota intorno a ritmi tradizionali e dove mentre viaggi ti attraversano la strada facoceri / gazzelle / varani oltre che le classiche pecore ed asini. Il mio quinto ed ultimo giorno di Senegal (poi rischio il sequestro dell'auto) lo passo a visitare i sobborghi di St Louis dove i tronchi di albero vengono trasformati in piroghe a colpi di ascia, dove il pesce viene lavorato e preparato per la vendita e dove la vita ruota ancora interamente intorno al fiume. Vado in frontiera e rientro in Mauritania dove sulla pista di Diema visito il parco del Delta del Fiume Senegal dal lato Mauritano ed accompagnato da una guardia (obbligatoria) percorro circa 50 km tra facoceri, varani, gazzelle, mucche, pellicani, fenicotteri rosa, falchi pescatori ed una miriade di altri uccelli. Lascio la pista di Diema e punto verso nord, quando ad un Check Point mi "affibbiano" un gendarme che finendo il turno di servizio ha bisogno di un passaggio a casa (questa cosa in Mauritania si ripeterà più volte) e che durante i 50 km insieme, incuriosito dal viaggio, mi fa un mare di domande a dimostrazione che per loro è molto difficile muoversi liberamente e quasi impossibile viaggiare; la giornata si chiude in tarda serata a Nouakchott dove rientro al campeggio Menata e dove rimango  due giorni visitando la città, riposandomi e chiacchierando con altri viaggiatori che trovo li (tra i quali una coppia di ragazzi svizzeri che con la loro Land 90 stanno andando in Sud Africa un po' via terra un po' via mare per saltare le zone più pericolose).


Si riparte! Vado verso Atar, la prima parte via asfalto e l'ultima in fuoristrada, cercando strade alternative (il GPS mi segnala varie tracce ed io ne scelgo praticamente a caso) che mi permetteranno di vedere paesaggi fantastici e villaggi arroccati sul costone della falesia che costeggia un wadi asciutto, fino a raggiungere Terjit e quindi fare gli ultimi km di asfalto che mi permetteranno di arrivare al "Bab Sahara" di Atar, un'istituzione tra i viaggiatori; questo è un "accampament" creato da una coppia Olandese/Tedesca oltre 16 anni fa con tende berbere, capanne e spazio per le tende, frequentato esclusivamente da viaggiatori, dove gli spazi vengono condivisi, dove la sera si cena tutti insieme e dove è bello ascoltare i racconti degli altri e condividere le proprie esperienze (tra l'altro è tenuto benissimo ed allestito con gusto dai proprietari con un'infinità di oggetti tipici tra i quali una bellissima collezione di antiche porte mauritane). La mattina successiva vado verso Chinguetti e fatto appena un km, scopro con piacere, che in Mauritania in pratica esistono solo 2 strade, la costiera e quella da Nouakchott ad Atar, e questo farà si che i successivi cinque giorni saranno interamente di "goduria" non incontrando più asfalto; arrivo a Chinguetti e mi metto alla ricerca di Riccardo (conosciuto su sahara.it e con il quale c'è stato uno scambio di mail) che grazie all'aiuto di un ragazzo che si offre di accompagnarmi trovo a casa, mi invita a pranzo ed io accetto volentieri; Riccardo ha 47 anni e da molto vive a Chinguetti dove ha attraversato momenti positivi grazie al turismo che c'era fino a 2 anni fa (arrivavano 4/6 voli charter la settimana e c'era lavoro per tutti), aveva un ristorante ed una bella casa che gli permetteva di ospitare clienti che accompagnava nel deserto, un fuoristrada ed un collegamento internet per rimanere in contatto con l'Europa, ma oggi tutto è cambiato, la Francia ha inserito la regione dell'Adrar (e non solo) nella "zona rossa", i turisti sono spariti completamente (per dare un'idea a Chinguetti ci sono circa 15 Auberge ma io sono stato l'unico turista a passare la notte in paese) e quindi la città sta velocemente morendo con tutto quel che gira intorno al turismo, compreso Riccardo, che oggi vive in una piccola casa di 3 stanze per risparmiare un po' di affitto, non ha più internet e deve andare al "cyber cafè", non ha più l'auto e si muove con il "taxi brousse",  il ristorante è ormai chiuso da tempo ed ha una "moglie-bambina" che ha difficoltà a mantenere.... Finito il pranzo, saluti di rito e vado a fare un primo giro nel paese vecchio dove non c'è anima viva a parte qualche pecora e qualche bambino che incuriosito dalla mia presenza esce di casa. Passo la notte al "Rose de Sable", auberge/camping gestito da "Cheick", un tizio molto gentile che con orgoglio mi mostra volentieri tutta la struttura completamente rimessa a nuovo (peccato che i turisti non ci sono); la mattina dopo girovagando per i vicoli della città vecchia, riesco a farmi aprire (solo telefonando al custode) una delle antiche biblioteche, dove si possono ancora ammirare manoscritti di varie discipline del XIII secolo, conservati a volte in teche di vetro ed a volte in armadi fatiscenti come se si trattasse di normali riviste appena prese in edicola; andando a vedere l'antica moschea incontro un anziano che incuriosito dalla mia presenza mi avvicina per chiedermi da dove vengo e comincia a raccontarmi di quando era giovane e la città era "ancora viva", e questo testimonia la triste fine che sta facendo la città; un tempo, quando Chinguetti era un'importante sosta carovaniera, ci vivevano 25.000 persone, tre anni fa erano circa 5.000 ed oggi ne sono rimaste 1.500; negli anni della prosperità c'erano 25 "Madrasse" (scuole coraniche) molto rinomate ed ora ne sono rimaste credo 2; le biblioteche non essendoci turisti sono chiuse (salvo telefonare al custode) e questo implica il fatto che non abbiano più i soldi per la conservazione dei manoscritti (gli unici introiti sono/erano i turisti) e quindi tutto questo ne decreterà la fine inesorabile. Chinguetti nonostante sia la settima Città Santa dell'Islam e sia sito  Patrimonio dell'Umanità Unesco, apparentemente (secondo me realmente) non ha aiuti da parte di nessuno; fino a due anni fa, c'era una Missione Francese che si occupava della vaccinazione e delle cure degli abitanti nei villaggi, ma su ordine del governo francese è stata chiusa, in sostituzione è stato aperto un piccolo ospedale a gestione spagnola, che però pare sia a pagamento e quindi pressoché inutile ... praticamente la visita a Chinguetti è stata molto bella per certi aspetti ma triste, desolante e "forte" per la realtà che ho trovato anche in considerazione del fatto che non si tratta di un'oasi qualunque e che quindi andrebbe tutelata in maniera differente. Lasciando la città sono andato a Ouadane in completa "navigazione autonoma" facendomi oltre 100 km di sabbia pura alla faccia delle basilari regole di sicurezza ed in maniera del tutto incosciente confidando nell'affidabilità della macchina ed in un po' di culo (o almeno non sculo), per poi rientrare lentamente verso Atar tramite piste che mi hanno fatto vivere panorami e paesaggi mozzafiato, facendo creste di montagna da "prima ridotta" per poi scendere a valle dentro canyon spettacolari sabbiosi dove vivono pastori nomadi per poi trovare nelle gole più impensabili oasi verdissime e rigogliose grazie a sorgenti d'acqua e questo ha reso questa parte del viaggio entusiasmante e devo dire anche un po' avventurosa.


Da Atar sono ripartito all'alba per quella che è stata la tappa più lunga del viaggio, Atar – Nouadhibou, la prima parte è una pista che porta fino a Choum passando tra innumerevoli villaggi di pastori, dove ancora incontro qualche auto e dove ad un Check Point mi affibbiano 2 militari per l'ennesimo passaggio; arrivo alle 10 a Choum e scopro un paese triste e desolato formato da 50 catapecchie delle quali 5 gommisti, 5 spacci di alimentari,  un distributore di carburante in taniche, qualche casa e la caserma militare (dove lascio i gendarmi) oltre alla stazione del treno (parola molto grossa), a questo punto decido di proseguire subito lungo la pista che affianca la ferrovia del famoso treno dei minerali (dice sia il più lungo del mondo, con tre locomotori che tirano e tre che spingono per un totale di 3 km tra locomotori e vagoni); inizia la pista ed il cartello della ferrovia indica il km 454 (tanto ne mancano alla stazione di Nouadhibou) e dove per l'intero tragitto non incontrerò più veicoli salvo uno..... inizia subito la sabbia e siccome fatico a procedere sgonfio un po' anche se la paura di spaccare una gomma aumenta (in parte la pista è piena di detriti di ogni genere misti a pietre) quando poco dopo incrocio il treno che arriva da Nouadhibou ed ovviamente faccio la foto di rito; all'ora di pranzo arrivo all'altezza del monolite di Ben Amera che con i suoi 650 metri è il più alto del nostro emisfero (considerando che siamo in pieno deserto è una cosa particolare) e quindi lascio la pista per andarlo a vedere da vicino, e vedere le sculture  fatte nel 1999 da vari artisti per festeggiare il nuovo millennio sulle rocce alla base dei monoliti; proseguo e nel riprendere la pista principale, senza accorgermene, "canno" un Check Point fino a quando vari chilometri dopo vengo raggiunto da un Toyota 79 della gendarmeria che pare fosse al mio inseguimento da 15 minuti e non riusciva a raggiungermi (era un tratto sabbioso e si faticava parecchio), mi fanno tornare indietro fino a Ben Amera dove mi aspetta il comandante leggermente adirato (diciamo così), spiego che non li avevo visti ne a Ben Amera ne durante "l'inseguimento" perché c'era molta polvere e sinceramente nel deserto non guardo granché gli specchietti retrovisori, quindi mi scuso per l'accaduto, lui capisce (anche perché era "lampante" che non stessi scappando) e con una stretta di mano ed una "confezione di tortine al cioccolato" ci salutiamo, quindi riparto verso Nouadhibou dove arrivo dopo 14 ore di guida e 593 km stanco morto e dove rimarrò tutto il giorno dopo in relax alla ricerca di relitti di navi sulla spiaggia ed a vedere il rientro dalla pesca delle coloratissime barche.


Rientro in Marocco tramite la stessa frontiera dell'andata e con soddisfazione faccio il pieno "esentasse", sono in West Sahara ed è zona franca quindi il gasolio costa 5,30 dinari/litro (0,48 euro), raggiungo e faccio tappa a Dakhla, città dalle due facce, paradiso del Kite Surf con i relativi residence alla moda da una parte e bidonville/campi profughi dove sono ammucchiati e vivono gli ultimi "saharawi" dall'altra; continuo verso nord fino a Tan Tan per poi spostarmi verso l'interno risalendo lo Oued Draa fino a Foum Zguid facendomi asfalto e piste del'interno tra villaggi; a questo punto lascio l'asfalto per tagliare fino a Mhamid attraversando un lago salato e costeggiando l'Erg Chigaga, anche qui incontrando una miriade di micro villaggi pieni di bambini che ti corrono incontro  al passaggio; il giorno dopo altra pista fino a Rissani, dove trovo l'asfalto che mi porterà fino alle Gole del Todra, dalle quali parte la pista di montagna che sale fino a 2.650 metri, dove trovo la prima neve e dove incontro ai margini della pista famiglie di pastori che vivono in anfratti scavati nelle rocce dall'acqua ed altre nelle classiche tende berbere con le loro bestie, pista che dopo svariati km mi farà arrivare alla Valle del Dades e successivamente a Ouarzazate da dove riprenderò la strada per il mare.


Arrivato nuovamente sull'atlantico, proseguo lentamente verso nord passando per Casablanca e Rabat dove punto nuovamente verso l'interno per il Medio Atlante e quindi per Meknes e Fes per poi risalire tagliando il Rif fino a Chefchaouen ed avvicinarmi a Tangeri per il giorno della partenza.

Qualche numero:

11.254 km percorsi (7.542 in Marocco / W. Sahara, 2.929 in Mauritania, 783 in Senegal)

1.422 litri di gasolio consumato

77 fiche (scheda che riepiloga i propri dati anagrafici/auto/passaporto/visto) richieste durante i Check Point delle quali 54 solo in Mauritania

Altitudine da zero a 2.650 metri

Temperature da 5 a 39 gradi

Costo gasolio in Marocco 7,33 diram/litro (0,66 euro)

Costo gasolio in West Sahara 5,30 diram/litro (0,48 euro)

Costo gasolio in Mauritania 324 ouguiya/litro (0,85 euro)

Costo gasolio Senegal 825 franco cfa/litro (1,27 euro)

Una notte in campeggio da 2 a 5 euro tranne un'eccezione a 7 euro

Un pranzo completo nei locali lungo la strada costa mediamente l'equivalente di 2/4 euro

Una cena completa a base di pesce in un buon ristorante costa mediamente l'equivalente di 10/15 euro

I pezzi di ricambio originali Toyota (es. filtri aria/gasolio/olio) in Marocco costano come e più che da noi

Un cambio dell'olio al distributore per il '78 (13 litri) è costato 460 diram (42 euro) senza filtro (l'avevo io)

Questo, in sintesi, è stato il mio viaggio che in 29 giorni trascorsi in Africa ed in 11.250 km percorsi mi ha fatto toccare 3 stati con popolazioni dalle tradizioni e culture differenti tra di loro ed ovviamente ancor più dalle nostre, mi ha fatto incontrare persone che si sono dimostrate sempre gentili e disponibili nonostante spesso avessi difficoltà nel farmi capire; persone abituate a vivere con ritmi ben diversi dai nostri ma che però quasi sempre vedi sorridere, nonostante in molti casi la vita gli abbia riservato ben poco; persone che se ti vedono fermo al bordo di una pista (magari stai solo facendo una fotografia) si fermano e ti chiedono se hai bisogno di qualcosa; mi ha anche fatto conoscere però, gendarmi (3/4 casi e solo nelle città) che quando ti fermano cercano di spillarti soldi con qualche scusa come ad esempio chiedendoti il triangolo o l'estintore (quando spesso le auto non hanno nemmeno i fari) o se commetti un'infrazione (ho solo rallentato senza fermarmi completamente ad uno stop) ti propongono un "accomodament"....; mi ha fatto conoscere viaggiatori giovani ed anziani con mete, filosofie e mezzi completamente diversi tra di loro ma accomunati dalla stessa passione; persone che hanno voluto cambiare vita e si sono trasferite da paesi evoluti come ad esempio Francia, Germania od Olanda in paesi che offrono qualcosa di "diverso" ma che forse è quel che cercavano e persone che dopo essersi trasferite hanno si trovato quel che cercavano, ma che gli è durato ben poco..... Questo viaggio mi ha fatto ricordare, cosa che avevo già capito in passato, che spesso ci facciamo idee sbagliate giudicando un popolo o una cultura diversa dalla nostra solo "leggendo qualcosa" o per "sentito dire" e che comunque non dovremmo mai "fare di tutta l'erba un fascio"

Luca Rau


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