C'est l'Afrique 2012 - Frenesia - Luca Rau

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Appunti di Viaggio


C'est l'Afrique 2012

Anche quest'anno il richiamo dell'Africa ha colpito e la voglia di andare un po' più in là e scoprire posti nuovi, oltre alla voglia di mettersi in gioco, ha fatto si che il 20 ottobre sia salito a bordo della nave che da Livorno porta a Tangeri...
Questa volta, la prima parte del tragitto, che prevedeva sostanzialmente un lungo trasferimento fino in Burkina Faso è stato condiviso con il compagno di viaggio nonché amico "Tamburo"; infatti nei mesi passati durante una delle tante chiacchierate fatte, fantasticando di viaggi, è emerso che aveva una mezza idea di portare la macchina in Burkina per poi riandarla a prendere a Natale e quindi detto fatto, partiamo insieme e condividiamo la prima parte del viaggio...
Si parte! come detto i primi giorni di viaggio sono pressoché un monotono trasferimento, tranne la piacevole parentesi di incontrare nel West Sahara, Walter e Guia, una coppia di amici di Torino con i quali ho condiviso un viaggio in Algeria ed uno in Libia alcuni anni fa e che, con il loro Land Rover 110, stavano andando in Mauritania con una puntata in Senegal.
Il viaggio prosegue attraversando praticamente d'un fiato la Mauritania fino ad entrare in Senegal, facendo la pista per Diema che parte a nord di Rosso e che porta direttamente all'omonima diga; entrati in Senegal decidiamo di prenderci una giornata di riposo a Saint Louis, giornata che mi costerà cara... infatti dopo essere stati in pieno relax tutto il pomeriggio, decidiamo di andare a cena in un ristorante del centro, per poi rientrare in campeggio per la notte; qui l'amara sorpresa: di ritorno dal ristorante, mentre stavo salendo sulla macchina di Tamburo, con uno spettacolare diversivo mi hanno rubato il portafogli... la sorpresa è doppiamente amara, in primo luogo per i soldi che c'erano e per le carte di credito (con tutti i problemi che derivano dal fatto di doverle rapidamente bloccare) ed in secondo luogo per il fatto che Saint Louis è sempre stata considerata una città sicura e che in tutti i viaggi fatti in Africa non mi era mai accaduta una cosa simile. Oltretutto, è successo nel Tabaski (giorno del sacrificio) che insieme al Ramadan viene considerata la festa più importante della cultura Mussulmana, e questo rende ancora più grave quanto mi è accaduto.
"Parzialmente digerito" quanto successo, partiamo alla volta del Mali facendo la lunga strada che costeggia il fiume Senegal fino ad arrivare a Kidira frontiera principalmente commerciale dove passeremo la notte in attesa che la dogana apra.


Sveglia presto e subito a fare le pratiche, lunghe non tanto per la quantità di persone in attesa (generalmente gli europei hanno una "corsia preferenziale"), ma per il fatto che i funzionari doganali hanno orari a dir poco elastici; finite le formalità entriamo in Mali  e percorrendo una bella pista che prevede anche l'attraversamento del fiume con una chiatta, arriviamo a Katy KoKo', distante pochi km da Bamako, dove passeremo la notte ospiti della struttura di 2 suore italiane che vivono in Mali da 16 anni.


Dopo una giornata di riposo, di buon mattino partiamo verso Bobo Dioulasso in Burkina dove abbiamo appuntamento con Stefano, un agronomo italiano che vive e lavora li da molti anni.

Ceniamo con lui a "Le Pacha" il campeggio dove passeremo la notte; Stefano ci racconterà la sua visione sul come "gira" il paese.

La mattina successiva partenza verso Tougouri, meta di "Tamburo", dove arriviamo a metà pomeriggio trovando ad attenderci, con tanto di macchina fotografica e"comitato di accoglienza", Baldo, un missionario di Corsagna che passa alcuni mesi l'anno in Burkina e dove passeremo la notte. Notte che si rivelerà lunga nell'attesa che arrivi l'alba per ripartire... la premessa della lunga notte, è il fatto che l'aria che si respira in questa parte del paese (nord est) è molto pesante, più volte Baldo è stato invitato dalle autorità a rientrare a Kaya dove ha sede la missione con la quale collabora. Pochi giorni prima è scampato ad un rapimento un italiano ricercatore che lavora a circa 100 km da qui, in paese siamo 3 "bianchi" e la vicinanza con la parte "calda" del Mali si fa sentire, tutto questo ha fatto si che appena giunto giorno ho messo in moto e tramite una pista molto bella che attraversa una miriade di piccoli villaggi fatti di capanne di terra e paglia, dove la vita scorre con i ritmi ed i modi di altri tempi, mi sono diretto verso sud.


Avvicinandomi al Benin passo la notte a Fada' nel giardino di un albergo gestito da siriani. Il giorno successivo entro in Benin facendo il visto in frontiera per 48 ed entro nel Pendjari Park, dove passerò la notte accampato vicino al "campement" dei guardiani e dove per 2 volte verrò svegliato dal ruggito dei leoni a pochi centinaia di metri da me; mattina dedicata alla visita del parco dove nonostante l'erba alta è stato possibile vedere leoni, antilopi, babbuini, bufali ed una moltitudine di uccelli ma non elefanti nonostante ci fossero molte tracce.


Rientrato in Burkina, tramite piste intervallate da asfalto, per i 4 giorni successivi mi faccio il sud del paese costeggiando Togo, Gana e Costa d'Avorio e dormendo in minuscoli "campement" ben gestiti da locali che intravedono nel turismo e nella valorizzazione dei parchi il proprio futuro; infatti è qui che troverò i primi ed unici turisti di tutto il viaggio.


Rientrato in Mali, sostanzialmente ripercorro la traccia dell'andata (anche se a causa delle piogge le piste sono diventate "ben diverse"), dedico un giorno di riposo alla visita di Bamako con il suo museo, il suo parco ed il suo caotico mercato; il giorno successivo faccio nuovamente frontiera a Kidira, dormendo nello stesso "girone dantesco" dell'andata. Entrato in Senegal, grazie al PasseAvant di più giorni, posso andare a visitare il parco Niokolo Koba e passare la notte in un'ansa del fiume Gambia, in compagnia di una miriade di babbuini che mi terranno compagnia per tutta la notte litigando sugli alberi.


Proseguo verso la regione dei Bassari facendo una bellissima pista che attraversa un'infinità di piccoli villaggi tradizionali; infatti le popolazioni Bassari continuano ad abitare, fedeli alle loro antiche tradizioni, in capanne con i tetti di paglia conici, vivendo sostanzialmente di agricoltura e pastorizia, senza corrente elettrica ed andando a prendere l'acqua ai pozzi a volte distanti chilometri


nonostante questo, i più giovani cominciano ad avere delle piccole motociclette rigorosamente "cinesi", con le quali riescono a trasportare di tutto ed a volte in quantità difficilmente immaginabile.

Continuando la pista che mi dovrebbe permettere di raggiungere La Gambia, vengo fermato ad un checkpoint e vengo avvisato che a causa delle piogge il fiume Gambia è ancora alto, quindi la pista che sto percorrendo è interrotta! A questo punto, non mi resta altro da fare che tornare indietro, con l'unico problema che è già pomeriggio inoltrato, quindi per la notte mi dovrò arrangiare da qualche parte e questa non è una cosa piacevole; ripercorro la pista fin quando ad un posto di controllo chiedo "asilo" per la notte e vengo autorizzato a dormire in un piazzale adiacente al loro checkpoint. La mattina successiva, ringrazio per l'ospitalità con un pacco di biscotti molto gradito, e mi dirigo verso il confine con La Gambia percorrendo una pista polverosissima, a metà della quale c'è un "tristissimo" posto di confine; faccio le pratiche di uscita dal Senegal e parzialmente quelle di entrata in Gambia che dovrò terminare a Basse, sede regionale della dogana.

Proseguo verso Ovest percorrendo una pista con tratti di asfalto pieno di voragini enormi, e con una quantità di posti di controllo assurda; un susseguirsi di checkpoint di polizia, esercito e dogana, spesso distanti poche centinaia di metri uno dall'altro, dove vengono chieste sempre le stesse cose: da dove vieni, dove vai, che lavoro fai e la ridondante frase "something from Italy for me?" il che farà si che il trasferimento Est - Ovest nella Gambia sarà molto lungo e faticoso (oltre che noioso) salvo la visita a Georgetown,  cittadina piccola ma molto carina fondata dagli inglesi su un'isola del fiume Gambia. Arrivo, tanto per cambiare di notte, al Sukuta Camping e trovo con sorpresa un angolo di paradiso come si dice l'agognata meta!


Da subito e senza alcun dubbio, si riconosce la gestione tedesca dei titolari che con un ottimo risultato, sono riusciti a formare il personale autoctono in maniera professionale; infatti, il Sukuta è molto conosciuto ed apprezzato dai viaggiatori, tanto che gli ultimi due giorni del viaggio sono stati passati in completo relax in compagnia di altri viaggiatori con i quali ho piacevolmente condiviso ricordi di viaggio e non solo, in attesa di prendere l'aereo che mi riporterà verso casa.

Questa edizione "C'est l'Afrique 2012" è nata dalla voglia di visitare paesi o parte di essi dove il turismo di massa è praticamente inesistente, dove la vita non ruota intorno al turismo, dove la voglia di mettermi in gioco è stata appagata anche dal fatto che ho utilizzato principalmente mappe cartacee (la cartografia gps è limitata nella stragrande maggioranza dei casi alle poche strade principali ed a volte nemmeno a quelle) e che l'arte di arrangiarsi ha fatto da padrona visto che le guide che avevo, nonostante fossero le ultime edizioni, si sono dimostrate alquanto inaffidabili (più volte le strutture indicate erano chiuse da tempo o forse indicate solo "per sentito dire").

Questo viaggio mi ha permesso di farmi una "mia" idea su alcuni stereotipi circa Burkina Faso e Mali e non per ultimo di avere la conferma che "viaggiare è vivere"!

In questo viaggio ho:

percorso 10.483 km in 28 giorni;
visitato 7 stati con 19 controlli doganali tra entrata ed uscita;
incontrato popolazioni ed etnie diverse tra loro come cultura, come religione, come livello socio economico e culturale;
ho sofferto il caldo con temperature tra i 38 dei 40 gradi di giorno ed oltre 30 di notte per vari giorni consecutivi accompagnati da un alto tasso di umidità;
sono stato spesso in compagnia delle zanzare e della polvere e per questo l'uso della tenda sul tetto mi ha aiutato, permettendomi di passare le notti al pulito, senza zanzare e con una temperatura accettabile (è isolata dalle parti metalliche dell'auto che restano calde per molto tempo anche dopo aver spento il motore).

Luca Rau

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